SECCHIATE AD ALTA QUOTA
Parliamo di Cortina, della conquista dell'inutile, di cinepanettoni e buio silenzioso.
Bardonite 2008, un treno pieno di dj, bottiglie e persone, destinazione Bardonecchia, il giorno prima alla Centrale elettrica dell’Enel si erano esibiti i leggendari Mutoid Waste Company. Avevo 17 anni e i Mutoid non erano ancora nei miei radar. Invece quella sera scalpitavo per ballare la minimal di Paco Osuna davanti alle piste sciistiche di Campo Smith con altre migliaia di persone. Però a Campo Smith non ci sono mai arrivato. Sbarcato a Bardonecchia ho scoperto un'altra notte, quello delle feste in casa delle famiglie benestanti, che ogni inverno facevano scattare il panico morale ignorando il buoncostume, ubriacandosi e vandalizzando la città.
⛰️ Notte e montagna, perché?
Abbiamo preso il giusto tempo e il 2024 di Secchiate è iniziato ben dopo il disgelo, se di gelo si può ancora parlare. A ispirare questa uscita ci era apparsa in sogno una notizia distopica: una start up di Dubai serve cocktail con ghiaccio grattato direttamente dalla Groenlandia.
Questi startupper emiratini pensano di rivoluzionare la nightlife sfruttando la fine del mondo.
Nel frattempo i preparativi per le Olimpiadi 2026 si portano via pezzi di bosco per farne piste da bob e il 90% degli impianti in Italia è innevato artificialmente. Avanti veloce di qualche mese e il mondo apprende che il Venezuela è rimasto senza ghiacciai.
Ecco la prima Secchiata del 2024, dedicata alla nightlife in alta quota, allacciatevi i Moonboot.
Per spiegare come siamo arrivati a ballare sotto cassa a 2000 metri, dobbiamo partire dal motore principale dell’antropizzazione montana dell’ultimo secolo: il turismo.

🥂 Settimane bianche, dagli Agnelli ai Vanzina
Nell’Ottocento la montagna era un territorio di conquista, dove l’impresa della scalata esemplificava il dominio dell’uomo sulla Natura. Nel Novecento questo rapporto Uomo versus Natura si trasforma.
Parallelamente al turismo d’elite e alla “conquista dell’inutile”, come sintetizza Wedekind1, si inizia ad affacciare anche il turismo sportivo, in particolare quello sciistico. La famiglia Agnelli negli anni Trenta crea a Sestriere il primo centro per sport invernali del Paese. Erano gli anni in cui venivano introdotte le ferie pagate e il dopolavoro, rivoluzionando l’idea del tempo libero della classe impiegatizia: avere 48 ore per ricaricarsi sciando sulle piste del padrone.

Nel secondo dopoguerra, funivie e altre innovazioni aprono la strada ad un turismo montano invernale di massa: meno interessato ai centri di cura e più incline a nuove possibilità mondane e sociali. L’arco alpino è il centro di questo fenomeno, con località capaci di richiamare attenzioni da tutto il mondo.
Negli anni ‘80 - con la loro passione per le montagnette di neve - diversi film certificano il turismo sciistico alpino come fenomeno pop.
Finisce l’era della montagna inospitale dello Shining di Stanley Kubrick e ne inizia una nuova.
James Bond ci fa vivere in For Your Eyes Only un’atmosfera alpina avventurosa sulle piste glamour di Cortina. Pochi anni dopo - nello stesso luogo - il film cult dei fratelli Vanzina, Vacanze di Natale, inaugura la stagione tutta italiana dei cinepanettoni. La montagna è una destinazione alla portata della classe media, dove vivere di sole, whisky e momenti di piacevole libidine all night long.
L’estetica dell’après-ski
Con il boom della montagna i classici impianti e le strutture alberghiere non sono sufficienti per soddisfare i nuovi turisti nazionali e internazionali. Lo avete già capito: è la svolta notturna del turismo in montagna baby!
Se già negli anni ‘70 vip e balere facevano capolino a Sauce e St Moritz, nei decenni a seguire aprono locali iconici come il Tabata di Sestriere, in pieno stile vanziniano. La montagna è sempre più sinonimo di divertimento notturno come ci insegnano le tracce su Courmayeur di Myss Keta e Gabry Ponte. Courma per gli abitué.
Negli anni 2000 questo modello entra in crisi, per colpa della pressante competizione globale e ai voli low cost, del susseguirsi di crisi economiche e soprattutto per il galoppante surriscaldamento globale. Chiudono circa 300 stabilimenti sciistici in Italia.
L’arco alpino non smette però di attrarre milioni di turisti e inizia a capitalizzare su un fenomeno già affermato in Europa: i festival di musica elettronica. Open air e festival con nomi internazionali iniziano a sbucare anche sopra quota 2000, in località “naturalmente” spettacolarizzabili e instagrammabili.
L’attuale festivalizzazione della montagna non è però altro che l’evoluzione neoliberista delle logiche di mountain branding novecentesco. Una lunga pista sciistica lega infatti l’elitarismo borghese degli Agnelli, la libidine yuppie dei Vanzina e il ballare la techno sui ghiacciai superstiti. Ma se è difficile non rimanere rapiti dal video di Laurent Garnier che suona sul Monte Bianco, bisogna iniziare a chiedersi.
Quanto gli eventi - già poco sostenibili in pianura - impattano sui fragili territori montani?
Nella notte ci guidano le stelle
Alcune forme di resistenza notturna in alta quota stanno emergendo in risposta all’invasione. Se i discorsi sulla nightlife urbana a valle girano attorno a gentrificazione, club morenti, inclusione e sostanze; ricercatori e attivisti si sono concentrati a monte su come valorizzare e proteggere il patrimonio naturale notturno. Insomma, su nuove possibili interazioni tra umano e montagna.

Anche il buio sta diventando infatti un patrimonio naturale da preservare dall’inquinamento luminoso. Il progetto della Riserva Internazionale Dark Sky (ISDR) del Pic di Midi in Francia ad esempio coinvolge 247 municipalità dei Pirenei, che si stanno attivando per proteggere dall’illuminazione umana il cielo notturno di un’area di 3,300 km².
Questi approcci
al patrimonio intangibilehanno dato vita a un nuovo tipo di turismo che sembra il nome di un gruppo Trap: il “dark sky tourism”.
Pratiche come lo star walking si diffondono per riportare il buio nelle nostre passeggiate serali, anche come possibile rimedio all’eccessiva sedentarietà e dipendenza da schermi. Il villaggio svizzero di St. Luc inaugurerà un vero e proprio parco stellare, con una mostra fotografica per sensibilizzare sull’argomento.
In Italia è nata invece la Rete Italiana dei Festival di Montagna, per promuovere un connubio musicale in grado di valorizzare patrimoni naturali e culturali riducendo l’impatto ambientale. Proprio l’anno scorso il Club Alpinisti Italiani ha iniziato a parlare di una certificazione di sostenibilità per attività come rifugi ed eventi montani.
Bombardino finale
Stiamo vivendo una svolta storica: preservare il buio e il silenzio. Da qui parte la difesa all’invasione delle notti montane da parte dell’urbe, coniugando socialità, creatività e sostenibilità. Da queste tensioni in alta quota sgorgano nuove tendenze che potrebbero rimettere in discussione il rapporto tra luce e buio anche nelle nostre città.
In fondo poco più di un secolo fa anche a Parigi ti potevi beccare un cielo che non aveva nulla da invidiare alle notti stellate di Chamonix ✨

Linksss
Rete Italiana dei Festival di Montagna
https://www.reddit.com/r/synthesizercirclejerk/comments/14820zk/himalayan_ambient/
https://lucysullacultura.com/basta-me-ne-vado-in-montagna/
https://www.esquire.com/entertainment/tv/a23863674/george-rr-martin-game-of-thrones-politics-trump-climate-change/
M. Wedekind (2000). La politicizzazione della montagna: borghesia, alpinismo e nazionalismo.