#6 SECCHIATE x VIBRISSE: TAMARRƏ
Parliamo di venditori di datteri, happy hardcore, ginnastica mentale, L'Ultimo Impero, programmi tivù dimenticati, il tagadà.
“Il tamarro è uno stile di vita... sono vari comportamenti, ci sta anche il modo di vestirsi, la musica che puoi ascoltare… l'importante ragazzi è la musica secondo me [...], il vero tamarro come prima cosa mette la musica.” Ricordo di Nico-Tanz, da Tamarreide.
Ci sono poche cose che appassionano la redazione di Secchiate quanto l’archeologia informatica e da poco Riccardo se n’è uscito fuori con un reperto di cui ci eravamo completamente e terribilmente dimenticati: il tabboz simulator. Un giochino degli anni ‘90 - Metaverso spostati - che ti permetteva l’incredibile: vivere la vita di un tamarro!
A quanto pare la parola tamarro deriva da tammār, “venditore di datteri” in arabo, leggi tra le righe: qualcuno dall’estrazione sociale bassa. Non si tratta di un fenomeno prettamente italiano, considerato come un po’ dappertutto in Europa ci sono termini simili per etichettare negativamente i giovanə proletari e sottoproletari dai gusti non convenzionali: chav inglesi, assi tedeschi, donkenskolkare in Svezia, kibol polacchi e gopnik russi. Se non vi bastasse, ci sono decine di pagine su Reddit dedicate al tema.
Per approcciare la cultura tamarra andando oltre i soliti stereotipi abbiamo deciso di concentrarci su uno dei musicisti italiani più influenti e - al contempo - sottovalutati dalla critica degli ultimi 30 anni: Gigi D’Agostino, produttore di inni generazionali come Bla Bla Bla, La Passion e L'amour Toujours. E’ limitante però raccontare e valutare questo artista facendo solo riferimento al successo e alle vendite discografiche, perché la sua ricerca sonica ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica elettronica internazionale (e non solo). Ne sono un esempio gli innumerevoli remix di L'amour Toujours pubblicati negli ultimi anni, provenienti da scene molto diverse tra loro, dall’UK happy hardcore fino ad arrivare alla laptop elettronica più astratta.
Un processo di riscoperta, apprezzamento e rielaborazione della sua opera ancora in divenire e i cui esiti sono al momento imprevedibili. In questo numero di Secchiate facciamo un po’ di ‘ginnastica mentale’ per entrare nelle pieghe della musica orgogliosamente popolare di Gigi Dag, con l’obiettivo di decifrare e propagare il suo messaggio estetico-politico per i tamarri di tutto il mondo. Per riuscirci abbiamo chiesto aiuto a VIBRISSE, un progetto musicale a due teste di base a Torino che si muove nel sottobosco dei generi “hardcore”, dai 220 ai 90 BPM.
Ginnastica mentale ti ti ti fa tico ti ti ti
❌ Anti-sociologia del tamarro
In una voce tra le più puntuali del vocabolario Treccani, il tamarro è definito come una persona “per lo più di periferia, dai modi e dall’aspetto rozzi, volgari, villani”. Una descrizione che raccoglie tutti gli aspetti più emblematici del tamarro: la strada, lo swag, lo scontro tra classi sociali. Se ci dovessimo affidare alla sociologia italiana, quella fatta nelle aule e nelle conferenze universitarie, il tamarro sarebbe un animale mitologico dalla imprecisata esistenza. Non se ne trova infatti traccia in studi e pubblicazioni accademiche, nonostante sia un fenomeno nazionalpopolare in grado di unire tutto il paese come raramente si è visto nella nostra storia contro/sottoculturale.
Fortunatamente però esiste anche una sociologia militante, di chi non ha bisogno di un titolo o una posizione per analizzare il presente. Pensiamo a Valerio Marchi, uno storico del conflitto giovanile che alla teppa (diminutivo di teppisti) ha dedicato numerose pubblicazioni, per analizzare l’evolversi delle ribellioni giovanile e la loro continua strumentalizzazione da parte della cultura dominante. Un altro caso è quello D. Hunter e del suo racconto autobiografico Chav: una vita fatta di ogni genere di nefandezze, fallimenti e violenze, subite e perpetrate. Non una storia personale o banale pornografia del dolore, ma un racconto collettivo in cui la demonizzazione continua subiti dai tamarri inglesi si scontra con i loro gesti di solidarietà e generosità reciproca!
Torniamo ai tamarrə nostrani e a questo fenomeno socio-culturale caratterizzato da una complessità di stili e atteggiamenti difficilmente sintetizzabili. Non ci interessa fare qui una cartografia del mondo tamarro o - ancora peggio - romanticizzarne i vissuti per renderli marketizzabili, ma vogliamo raccontare il fenomeno attraverso una delle sue icone, Gigi D’Agostino, interrogandoci su quali valori abbia provato a trasmettere attraverso la sua musica. In particolare da quando il suo suono ha iniziato ad essere dominato da una cassa pesantissima, da voci spezzettate e dal basso in levare del Lento Violento.
🚢 Gigi slowstlye
Luigino Celestino Di Agostino nasce il 17 Dicembre 1967 da una famiglia di immigrati meridionali trasferitasi a Torino, precisamente a Mirafiori, il quartiere dove la FIAT aveva il più grande complesso industriale italiano. Dopo alcune esperienze da elettricista e muratore, verso la fine degli anni ‘80 dà inizio alla sua mirabolante carriera di DJ, produttore, conduttore radiofonico, paroliere e pure Capitano. Parte dalla musica disco suonata al Woodstock di Torino per passare alla minimal e progressive dell’Ultimo Impero di Airasca, di cui è a lungo resident DJ.
I giornali italiani riportano di quella stagione solo ‘le stragi del sabato sera’, ma per il maestro è un periodo di grande crescita personale ed artistica, tanto da arrivare presto ad un successo e riconoscimento planetario grazie ad hit senza tempo come Cuba Libre, Bla Bla Bla, e soprattutto L'Amour Toujours. Per tutti gli anni ‘90 Gigi Dag si muove magistralmente tra la selva di generi dell’italo house, ma dal 2003 - a partire da Ripassa - inizia a sperimentare con un nuovo suono, ancora senza nome.
Gigi celebrato agli Amadeus Austrian Music Award 2001
È lui stesso a battezzare il nuovo genere: Lento Violento (anche noto come slowstyle). Cassa e basso duettano ad una velocità molto rallentata sulla griglia a 4/4 tipica nella musica elettronica, risultando in un’alternanza che raramente sorprende chi l’ascolta. Con le dovute eccezioni, tutte le tracce lento sono uguali, in quanto realizzate sulla base della stessa matrice codificata dal maestro D’Agostino. Questa prevedibilità è però del tutto compensata dalla pesantezza inarrivabile della ritmica: PIÙ CHE ESSERE SCANDITO, IL TEMPO VIENE SFONDATO.
La violenza della cassa esasperata da chili di distorsione è così ridicola e spudorata da rendere lo slowstyle uno degli stili di musica da ballo più aggressivi e, allo stesso tempo, immediati. Regolari bordate di endorfine salgono ad ogni vibrazione della cassa, marcette di percussioni si contorcono nervosamente, le mani si alzano al cielo agitate da melodie struggenti (spesso provenienti dalla canzone popolare italiana). Il risultato è irresistibile, non puoi fare a meno di muoverti drammaticamente!
Preparatevi per un Secchiate: genealogia del maranza
🌐 Gigi worldwide
Il Lento Violento è l’equivalente elettronico dell’heavy metal working-class dei Black Sabbath, condividendone la medesima immediatezza anti-escapista e proletaria. L’unica differenza è che, mentre in War Pigs riecheggiano i suoni dell’industria pesante di Birmingham, nello slowstyle si sente la catena di montaggio della FIAT. Potrà sembrare qualcosa di sorprendente, se non addirittura assurdo, ma il suo appeal è proprio nella capacità istantanea di impossessarsi di chi ascolta con la sua carica lenta, oltrepassando qualsiasi genere di barriere, grazie alla sua progressione goffa, saltellante, giocosa, ridicola, e volendo anche monotona.
Gigi D’Agostino ha plasmato il Lento violento non ricercando innovazioni stilistiche e manierismi vari, all’opposto ha scelto come valore centrale la sua totale accessibilità. Il Lento violento è un sottogenere anti-sofisticato che rifiuta e smantella ogni separazione arbitraria tra cultura “alta” e “bassa”, alla stregua di un altro genere seminale come il punk. I due generi sono entrambi rivoluzionari nella loro semplicità e aggressività implacabile, ma diversamente dall’individualismo nichilista del punk, il Lento Violento è dominato da un collettivismo tamarro.
La musica per Gigi Dag è - per sua stessa ammissione - un gioco folklorista e lui è un cantastorie che vuole esprimere “l'anima più autenticamente popolare di una cultura, e specialmente la sua componente di protesta contro le ingiustizie sociali o le convenzioni” (tratto dalle note di copertina di Lento Violento …e Altre Storie). Un genere musicale schifato e bollato come tamarro da chi ritiene di avere gusti impegnati e colti, è riuscito a conquistare tutto il mondo proprio grazie all’universalità di questo messaggio. Dal Sud America alla Russia, passando dall’Austria, dove il Lento è legato al mondo dei luna park e del tagada, fino all’arcipelago artico, dove gli adolescenti si sfidano in contest a passi di danza a 100 BPM.
Associare le parole “tamarro” e “rivoluzionario” risulterà opinabile ai più. Eppure dovrebbe essere presa seriamente la critica di Simon Reynolds all’elettronica più colta e di nicchia, la quale è accusata di impiegare l’aggettivo intelligent per occultare una malcelata discriminazione culturale, etnica, e di classe. Sarà forse un caso che il paladino dell’IDM Aphex Twin e altre icone della conceptronica abbiano la fan base più saccente e permalosa, mentre Gigi è adorato, venerato e amato incondizionatamente da almeno tre generazioni di tamarri? (Spoiler: certo che no).
Tirando le fila: il Lento Violento è il suono dei giovanə tamarrə stanchi di essere discriminati e demonizzati dalla cultura dominante e perbene. All’individualismo e allo snobismo che permeano quest’ultima sono sostituiti i valori della propria cultura ‘bassa’ di strada: l’accessibilità e la solidarietà. Questo suono ha ormai quasi vent’anni ed è riuscito a valicare agilmente i nostri confini nazionali, unendo in modo del tutto inaspettato i tamarrə di tutto il mondo. E se il Lento Violento fosse la colonna sonora per iniziare finalmente una rivalutazione del tamarrƏ?
* Tutta la redazione manda un caloroso abbraccio a Gigi D’Agostino nel giorno del suo compleanno che era qualche giorno fa ma siamo usciti in ritardo 🙃*
💊 Approfondimento lento:
Tamarreide, programma televisivo purtroppo dimenticato e introvabile
Il leggendario programma radiofonico di Gigi D’Agostino su m2o
Marco Trullu racconta a suo figlio la storia di Gigi Dag
Questo contributo è sviluppato a partire dall’evento itinerante sul Lento Violento realizzato da VIBRISSE e Nahshi. DM immediato se li volete nella vostra città!
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