Io non voglio insistere con il mio solito tema, ma alla fine la FOODIFICATION e l'orientamento verso gli spazi di consumo (eno-gastronomico in primis) ci stanno portando via i centri sociali.
P.S.: siete sempre una bella boccata, anzi secchiata, d' ossigeno, grazie!
Facile capirne i motivi: i luoghi di consumo eno-gastronomico situati in mezzo alle case fanno molto meno casino dei precedenti locali dove si ascoltava musica, senza contare che vengono incontro alle esigenze dei turisti e delle persone di passaggio (partecipanti a convegni, studenti fuorisede, ecc...), magari con una spruzzata di "specialità della zona" che fan sempre piacere a chi deve vendere la città ai non residenti.
Complimenti davvero: non conoscendoti temevo dal titolo che fosse una cosa ironica o sarcastica, ed invece ho trovato l'articolo probabilmente più intelligente che ho letto sul tema negli ultimi anni, molto ben documentato.
Anche qui a Genova i CSOA sono diventati una specie a rischio estinzione, con realtà storiche ed importanti come Zapata, T.D.N. e Buridda ridotte ai minimi termini o sgomberate: una crisi che viene dopo quella di un'altra grande realtà culturale cittadina, i circoli ARCI, passati in 20 anni da presenza fondamentale per la vita notturna cittadina a presenza quasi invisibile.
Qui il culto dei "terzi posti" non mi sembra ancora sbocciato, ma direi che ho ben intravisto la possibile clientela: gente che consuma creatività a patto che sia la più inoffensiva possibile, magari condita con oggetti ridotti a meri feticci (tipo il culto del vinile a tutti i costi), per cui certi immaginari e certe esperienze sono ancora troppo "ruvide".
Che articolo interessante! Avevo in canna una riflessione del genere, ovviamente molto meno articolata, dall’ultima volta che sono stata al Base, questo posto super inserito nelle dinamiche capitaliste che però ammicca per estetica e tematica ai centri sociali di un tempo. Mi ha messo addosso una vera e propria angoscia
Io non voglio insistere con il mio solito tema, ma alla fine la FOODIFICATION e l'orientamento verso gli spazi di consumo (eno-gastronomico in primis) ci stanno portando via i centri sociali.
P.S.: siete sempre una bella boccata, anzi secchiata, d' ossigeno, grazie!
Paolo Tex
Facile capirne i motivi: i luoghi di consumo eno-gastronomico situati in mezzo alle case fanno molto meno casino dei precedenti locali dove si ascoltava musica, senza contare che vengono incontro alle esigenze dei turisti e delle persone di passaggio (partecipanti a convegni, studenti fuorisede, ecc...), magari con una spruzzata di "specialità della zona" che fan sempre piacere a chi deve vendere la città ai non residenti.
Concordo anche se a Torino è diventata famosa l'aperi-celere con la gente nei dehors caricata a manganellate qualche anno fa.
Complimenti davvero: non conoscendoti temevo dal titolo che fosse una cosa ironica o sarcastica, ed invece ho trovato l'articolo probabilmente più intelligente che ho letto sul tema negli ultimi anni, molto ben documentato.
Anche qui a Genova i CSOA sono diventati una specie a rischio estinzione, con realtà storiche ed importanti come Zapata, T.D.N. e Buridda ridotte ai minimi termini o sgomberate: una crisi che viene dopo quella di un'altra grande realtà culturale cittadina, i circoli ARCI, passati in 20 anni da presenza fondamentale per la vita notturna cittadina a presenza quasi invisibile.
Qui il culto dei "terzi posti" non mi sembra ancora sbocciato, ma direi che ho ben intravisto la possibile clientela: gente che consuma creatività a patto che sia la più inoffensiva possibile, magari condita con oggetti ridotti a meri feticci (tipo il culto del vinile a tutti i costi), per cui certi immaginari e certe esperienze sono ancora troppo "ruvide".
Che articolo interessante! Avevo in canna una riflessione del genere, ovviamente molto meno articolata, dall’ultima volta che sono stata al Base, questo posto super inserito nelle dinamiche capitaliste che però ammicca per estetica e tematica ai centri sociali di un tempo. Mi ha messo addosso una vera e propria angoscia