#1 Backstage - Dietro le quinte del mondo della notte
Parliamo di governance urbana, di cosa significa per la notte e per le persone che la vivono.
L’ultima settimana di giugno è stata dannatamente e inaspettatamente interessante. Nel giro di pochi giorni sono state presentate a Torino due ricerche su movida e governo della notte. Vista la rarità di questi eventi in Italia, abbiamo sentito la necessità di sviluppare un nuovo format *speciale*: Backstage - Dietro le quinte del mondo della notte!
Un numero extra, più intenso e più nerd, dove vi portiamo dietro le quinte del mondo della notte per raccontarvi gli aspetti più tecnici, strategici ed istituzionali.
Lo sappiamo, c’è il rischio di annoiarvi perché tratteremo questioni un po’ di nicchia, da addetti ai lavori. Sono però faccende importanti, anche se sembrano inaccessibili o troppo complesse, perché ci riguardano tuttə.
La parola chiave del primo Backstage è GOVERNANCE:
La governance è un processo condiviso di gestione dei problemi e delle opportunità delle città. È un nuovo modello di governo dei contesti urbani, perché le decisioni non sono più prese dall’alto e imposte al resto della ‘piramide’. Cittadini, attori privati e istituzionali, movimenti, sono coinvolti in processi partecipati per formulare politiche urbane e nella loro gestione.
Ma che c’entra con la notte?
DA EMERGENZA A GOVERNANCE
Recentemente anche in Italia si inizia a parlare di governance (o governo) della notte. Gran parte delle volte il significato di questa parola non viene però spiegato e, spesso, la si usa strumentalmente per i propri fini politici. Per iniziare a capire cos’è la governance della notte e in cosa si distingue dal modello adottato fino ad oggi, ci viene in soccorso il primo studio presentato.
Le città, gli effetti del divertimento notturno e la conflittualità nell’uso dello spazio pubblico è una ricerca commissionata dal FISU (Forum Italiano per la Sicurezza Urbana, associazione di città, comuni e regioni che promuove politiche innovative di sicurezza urbana) e coordinata dall’impresa sociale Amapola. Diversi studiosi hanno analizzato come le amministrazioni locali hanno risposto alle richieste dei cittadini di maggiore sicurezza notturna, questa ricerca ha però il merito di focalizzarsi sulle politiche locali e mettere a confronto diverse città italiane. Non è una roba da poco, perché permette una prospettiva decisamente nuova sul tanto discusso tema della movida:
non esiste una sola movida, attenzione alle generalizzazioni! Spazi, tempi e usi cambiano molto da città a città, quindi servono misure specifiche per ogni contesto, non è sufficiente importare quanto fatto altrove;
ogni città ha problemi specifici (la turistificazione a Firenze, la mobilità a Bari e così via), ma il rumore rischia di diventare un problema comune dopo le sentenze di Torino e Brescia che attribuiscono una responsabilità agli enti locali per l’inquinamento acustico della movida;
alcuni comuni si stanno (finalmente, aggiungiamo noi) rendendo conto che il divertimento serale e notturno non è solo fonte di seccature, ma una fonte di ricchezza, non soltanto economica;
il più delle volte le politiche locali sono limitate da un approccio emergenziale e frammentato che si focalizza solo su specifiche zone/gruppi/problemi;
serve, invece, una visione sistemica che guardi alla complessità dei fenomeni, coinvolgendo tutti gli attori ed inserendo il tema del divertimento serale e notturno in un quadro più ampio, in cui sono consideri i diversi tempi e spazi della città.
UNA RICERCA PARTECIPATA PER LA NOTTE
La seconda ricerca che abbiamo incrociato è Mover la movida, commissionata dal Comune di Torino, finanziata dalla Compagnia di San Paolo e condotta dal centro interdipartimentale FULL (Future Urban Legacy Lab) del Politecnico di Torino.
Il titolo del report dice tutto: Vivere, convivere, far vivere la notte a Torino. Un proposito più che condivisibile, considerato che la notte torinese è in crisi da anni, dopo la chiusura dei Murazzi, il delirio securitario dopo la tragedia di Piazza San Carlo durante la finale di Champions League del 2017 e, naturalmente, le restrizioni imposte durante il COVID-19. I punti di forza della ricerca sono stati:
mettere al centro le aggregazioni e le culture notturne (quindi non si parla solo dei soliti controlli, problemi e così via);
l’essere stata condotta in maniera partecipata, con workshop che hanno dato voce a quei soggetti scarsamente interpellati nel dibattito pubblico, ovvero giovanə under-25 e operatorə culturali.
Confrontarsi con i giovanə è servito a conoscere la notte dal punto di vista di chi la vive, mentre gli operatori culturali hanno collaborato a individuare soluzioni di breve e lungo periodo per superare i limiti nelle regolamentazioni, di accesso, di inclusione, nella mobilità e nella rappresentazione della notte torinese. Risultato: un report ricchissimo con un numerosi spunti utili “per la costruzione di una strategia di programmazione condivisa della notte torinese”.
È analizzata anche la geografia di Torino by night (riassunto: più si fa tardi, più l’offerta cala e si concentra in alcune zone del centro) e sono presentate alcune “aree di possibile espansione della notte del futuro”. I ricercatorə sono stati però molto chiari: quest’ultimo è un risultato da manovrare con cura, la movida è un fenomeno spontaneo, non si può muovere o “decidere a tavolino”.
Purtroppo in pochi sembrano aver colto questo punto. Nel dibattito seguente tra assessorə e il giorno dopo sui giornali l’attenzione è tornata ai problemi della movida con tanto di titolone “Nove aree per spezzettare la movida a Torino” (Repubblica). Allo stesso modo, in pochi sembrano aver ascoltato gli esperti (c’eravamo anche noi assieme al giornalista Damir Ivic!) invitati a riflettere sulla ricerca.
Insomma la storia si ripete: l’ottimo lavoro del Politecnico diventa un titolo clickbait e strumentalizzato, mentre le riflessioni degli espertə non sono considerate. L’aspetto peggiore è che la voce dei giovanə under-25 sia stata per l’ennesima volta silenziata (e poi ci si lamenta della loro scarsa partecipazione alla vita pubblica) e l’impegno degli operatori culturali cancellato (e poi ci si lamenta della loro scarsa fiducia e collaborazione con le istituzioni).
C’è un bel problema di legittimazione per chi prova a rendere più complesso il dibattito su movida e notte nel nostro paese. Dopotutto è per questo che è nata Secchiate!
FACCIAMO IL PUNTO
Ma non vogliamo concludere il nostro primo Backstage con queste note amare, prima di chiudere il sipario chiariamo meglio il perché di questa secchiata atipica.
È fondamentale leggere assieme le ricerche, perché ci mostrano come potrebbe evolvere nei prossimi anni il governo della notte nel nostro paese. La prima ricerca mostra il bivio che hanno davanti le città italiane: continuare con un approccio securitario (e fallimentare) ai problemi della movida oppure passare ad una governance urbana che non si focalizza solo sulle emergenze, ma considera la notte nella sua complessità (di tempi, di spazi, di attori). La seconda ricerca è un ottimo tentativo per muoverci verso la seconda direzione. Come già fatto dal comune di Bologna, sono necessari studi partecipati che coinvolgano i diversi soggetti interessati, progettati non per alimentare il panico morale sulla movida, ma per conoscere meglio questo fenomeno e sviluppare collettivamente nuove politiche per la notte!
Qualche link perché chi vuole continuare a ficcare il naso dietro le quinte:
Governare la movida, i risultati della prima ricerca
La giurisprudenza della movida, una riflessione dopo le sentenze di Torino e Brescia
Mover la movida, il report della ricerca
I risultati dello studio sulla notte di Bologna
L’intervento sulla night governance di Andreina Seijas agli Stati Generali della Notte di Roma
Grazie per essere arrivatə fino alla fine, vi meritate un regalino!
Per consigli, collaborazioni, correzioni, feedback di ogni ordine e grado potete scriverci a ciao@secchiate.org oppure scriverci su Instagram.
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