#1 SECCHIATE sulla MOVIDA
Parliamo di acqua rovesciata dai balconi, Pedro Almodóvar, sindaci zelanti, urla e schiamazzi, ciabatte di gomma, frivolezza e cattivo gusto, democrazia e celere.
San Salvario, uno dei centri nevralgici della movida torinese negli ultimi 15 anni. Che fossi davanti al Velvet, all’Astoria o chissà dove, una secchiata rischiavi sempre di prendertela. Striscioni tipo “dormire è un diritto” non erano più sufficienti, i residenti erano passati all’azione. Imparavi a tue spese quali fossero i balconi da evitare con cura.
Ricordo di Riccardo
Quella che hai tra le mani è la prima uscita della prima newsletter dedicata al mondo della notte. Le secchiate, perfino corrette con la candeggina, battezzano un fallimento tutto italiano: residenti barricati in casa respingono l’assedio di pericolose creature notturne; avventori giovani e meno giovani che vogliono godere del proprio ‘diritto alla notte’; esercenti che non vedono riconosciuta la propria professionalità; amministrazioni a corto di strategie e soluzioni a lungo termine.
Secchi, pentole e catini colmi, che scrosciano in notti sempre meno magiche, segnali di un mancato dialogo tra le voci coinvolte. Un vuoto che noi di Secchiate vogliamo colmare in maniera lucida e informata. Dedichiamo la prima secchiata alla parola da cui tutto è cominciato: la movida
LA MOVIDA DE AYER
In Spagna movida non è una semplice parola, è un fenomeno spartiacque nella storia del paese: la Movida madrileña, da mover, muovere. Per 35 anni la dittatura fascista di Francisco Franco aveva censurato qualsiasi forma di dissenso e represso ogni spazio di libertà. Con il suo disfacimento era finalmente possibile tornare a vivere e a fare fiesta!
I primi punti di ritrovo della gioventù madrilena furono il popolare mercato del Rastro e piazza Dos de Mayo. Nella stessa piazza dove nel 1808 iniziò la Guerra d'indipendenza spagnola contro Napoleone, nel 1976 una festa anti-autoritaria a base di alcol e nudità fu repressa violentemente dalla polizia. L’inizio della fine per il bigottismo franchista.
Madrid nunca duerme!
(Madrid non dorme mai)
Esta noche todo el mundo a la calle!
(Questa notte tutt* in giro)
Gli slogan della movida veicolano un messaggio semplice e potente: godere della notte per riprendersi la città. E la città se la sono presa.
Inaugurano uno dopo l’altro nuovi luoghi per socializzare e divertirsi, che fanno da ambientazione a film, videoclip e ispirano canzoni: locali per musica live, caffè e bar, club notturni e discoteche, gallerie d’arte e appartamenti-atelier. È ovunque e le sue parole d’ordine sono: “frivolezza, cattivo gusto ed eccesso” (la citazione è presa da Toward a Cultural Archive of la Movida, Nichols e Song, 2013).
Tutte le soggettività marginalizzate iniziano a sperimentare nella musica, nel cinema, in ogni forma d’arte e a far sentire la propria voce su questioni fino ad allora censurate come omo- e transfobia, sovversione delle norme di genere, diritti delle donne ed esperienze psicotrope. La Movida madrileña è stata una rivoluzione culturale capace di proiettare la Spagna degli anni ‘80 nel futuro, come testimoniato gli scatti di Pablo Pérez-Mìnguez e le poesie di Eduardo Haro Ibars.
“Stanno di guardia nelle strade i nemici di un passato vivo
e i templi addormentati rabbrividiscono di luce
Mitragliata la notte
scopre se stessa senza ore
e si stringe nei corpi”
Balene profumate, una poesia di Eduardo Haro Ibars
Il ruolo della politica è un fattore spesso sottovalutato per capire perché la Movida madrileña diventò un fenomeno storico, culturale e urbano così rilevante. Arte e cultura furono scelti come elementi chiave per sostenere il processo di democratizzazione del paese; con il comune di Madrid che agì soprattutto su due fronti: rivitalizzare le feste popolari e supportare la cultura giovanile finanziando concerti, festival, pubblicazioni e iniziative di vario genere. Il leggendario sindaco di Madrid di quegli anni, divenne l’emblema di una nuova classe politica, aperta e visionaria, capace di spronare le nuove generazioni, anziché adottare un atteggiamento paternalista.
“Rockers: se non siete sballati, sballatevi... ma fate attenzione!”
Enrique Tierno Galván, Sindaco di Madrid
🪩 Per sguazzare nei riferimenti sulla Movida madrileña
La festa epica del Dos de mayo
I film più pazzi di Pedro Almodóvar
Fanzine musicali, fumetti e riviste interamente dedicate alla scena
I deliranti Orquesta Mondragoni del mimo Popotxo Ayestarán (qui in versione uovo gigante di Berserk)
Un’introduzione al genio auto-distruttivo di Eduardo Haro Ibars
I graffiti di Juan Carlos Argüello
La movida ‘spiegata bene’
La canzone a cui è ispirato il titolo
NOTTI (SEMPRE MENO) MAGICHE
Nel nostro paese il termine movida è entrato in uso negli anni ‘90 come sinonimo di “intensa e vivace vita artistica e culturale notturna” secondo Treccani. Oggi ha assunto un significato meno definito e un portato molto più lugubre, si parla di movida un po’ per tutto: per gli assembramenti per strada come per i consumi nei locali; per qualsiasi cosa succeda dopo le 18, senza riconoscere le differenze tra esperienze serali e notturne. Ancora più grave però è che la movida è diventata sinonimo di problemi di ordine pubblico.
“[movida è un] termine mal pensato, mal gestito e mal messo sulla bocca dell’informazione italiana, usato per un linciaggio mediatico continuo”
Da Zero non le mandano a dire
In Italia la movida non ha portato né una rinascita urbana né una rivoluzione culturale. Ha accompagnato la crisi del settore dell’economia della notte, iniziata molto prima della pandemia. Nelle città italiane continuano ad aprire esercizi serali come ristoranti, trattorie, cocktail bar ed enoteche, mentre sono sempre meno i locali notturni dove ascoltare musica live, le discoteche, spazi culturali e di socializzazione per i più giovani.
Adios noche en la calle, bienvenida Foodification
L’italica fissazione per l’ordine e la disciplina ha tante conseguenze negative. Ce ne sono due che non è più possibile sottostimare. Primo, castra il dibattito sulla notte: concentrarsi solo su quelle che chiamano ‘devianze’ oscura questioni fondamentali che non trovano mai spazio nel dibattito pubblico.
Diritti dei lavoratori e delle lavoratrici notturne, sostenibilità ambientale, spazi di aggregazione delle persone razzializzate, nuove forme di socialità digitale, ‘turistificazione’ del divertimento notturno.
Presto su Secchiate
Secondo, il nostro immaginario notturno si sta velocemente degradando. La notte è sempre meno un luogo speciale, dove scappare dal giorno e sperimentare altri mondi e altre vite. È sempre meno un rifugio per gli amanti, dove ritrovare vecchi e nuovi amici, o per ballare da soli avvolti nell’oscurità. Quando tornerà ad essere uno spazio, fisico o simbolico, come piazza Dos de Mayo, dove raccogliere il coraggio per prepararsi alla lotta?
Per rispetto nei confronti degli spagnoli, dovremmo chiamare in modo diverso la nostra “movida”.
🍷 Per bere l’amaro calice della movida italiana:
La movida come pericolo pubblico numero uno
La vera strage del sabato sera oggi è quella delle discoteche
Un assaggio sul fenomeno della Foodification
Perché frequentare la movida? La risposta delle poche ricerche (1, 2 e 3)
La canzone a cui è ispirato il titolo
NO CONTROLES
Il modello spagnolo post-franchista basato su cultura, arte e finanziamenti è in aperto contrasto con il nostro fatto di secchiate, restrizioni e chiusure. Un dibattito pubblico ossessionato da problemi della movida ha sostenuto un modello di governo della notte fondato su principi securitari e repressivi.
Purtroppo sono poche le ricerche in materia, ma si possono trarre alcune conclusioni interessanti.
Uno studio ha analizzato l’impatto delle strategie di controllo sulle esperienze dei frequentatori della movida. A tentativi positivi che migliorano effettivamente la situazione (come la limitazione del vetro) sono opposti quelli che aumentano i rischi (come la limitazione all’orario della vendita degli alcolici o la presenza della ‘celere’).
Un’altra ricerca si è concentrata sulle ordinanze anti-vetro e anti-alcool dei sindaci, e ha evidenziato il loro carattere propagandistico e discriminatorio:
per il continuo richiamare solo ai problemi provocati da stranieri e giovani;
sono futili perché intervengono in ambiti già regolamentati da leggi;
si concentrano solo sul degrado e percezione dell’insicurezza, non considerando la dimensione sociale della sicurezza;
come se non bastasse non hanno uno sguardo analitico e politico più ampio
Dieci anni fa La Stampa ha pubblicato un articolo dal titolo emblematico: “Movida, una guerra che non trova soluzioni”. A distanza di così tanto tempo, la situazione sembra essere ulteriormente peggiorata. All’estero sono nate strategie innovative per gestire il fenomeno, spingendosi oltre alle tradizionali modalità coercitive. Da noi, manca la volontà politica di adottare una visione a lungo termine, partendo da esperienze e best practice internazionali.
Quali sono? Scopritelo nella prossima secchiata che vi manderemo quando ci riprenderemo dagli Stati Generali della Notte organizzati a Bologna. Per l’occasione abbiamo organizzato un talk dal titolo: SECCHIATE presenta: altre voci della notte con Scomodo magazine, Foolhard e _T_w_i_g_.
🇮🇹 Per una immersione nel governo della movida all’italiana
La ricerca sull’impatto delle strategie di controllo
La ricerca sulle ordinanze dei sindaci
Un articolo su movida e repressione
La canzone da cui è tratto il titolo
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