SECCHIATE X 77
Parliamo di cinema, crepuscoli al neon, identità frammentate, Pier Paolo Pasolini, legami morbosi, eco-horror, corse per Kreuzberg e - purtroppo - schiaffi in faccia del reale.
"Un viaggio attraverso la notte è un viaggio verso la fine della notte, dal quale ci si risveglia cambiati perché la notte in realtà è un momento di passaggio, di trasformazione.”
Citazione tratta dal libro “Night Passages” di Elizabeth Bronfen
Siamo lieti di inaugurare "SecchiateX", un nuovo format in collaborazione con altri progetti editoriali. Il primo “SecchiateX” è scritto assieme a 77, rivista online di cinema e musica. L’obiettivo di questo numero è esplorare la notte attraverso titoli che la considerano come elemento narrativo, non come un semplice sfondo o ambientazione.
Secondo la scrittrice e saggista Elisabeth Bronfen, autrice del libro “Night Passages”, le rappresentazioni estetiche della notte hanno tutte una cosa in comune: sono luoghi di passaggio e transizione. L’assenza di luce nella notte è il punto di fuga dal mondo della visione. La notte quindi ha un forte valore simbolico e trasformativo.
Dalla notte si esce cambiati, diversi. Il cinema della notte è quindi un cinema del cambiamento, un cinema che mette in scena diversi aspetti, soprattutto quelli nascosti e indicibili, di questo cambiamento.
Secondo Bronfen, il buio nel cinema racconta tutto ciò che non può essere visto, che non può essere vissuto pienamente, ciò che non ha fine, ciò che non è ordinato, preciso, perfetto, in sostanza ciò che non è illuminato dal lume della ragione! E quindi anche criminale e folle.
Questi sono i temi che abbiamo rintracciato nei 10 film selezionati da 77 e che abbiamo organizzato in 6 categorie:
Notte come libertà.
Notte come desiderio e piacere.
Notte come intimità.
Notti senza fine.
Notte come fine di tutte le cose.
Notte come caos, notte come sogno.
Buona visione.
⛓️ 1. NOTTE COME LIBERTÀ
Dagli ordini, dall’ordine, da ciò che è prestabilito e da ciò che si vuole cambiare per diventare qualcosa o qualcuno di diverso.
Wenn ich tanze, wackelt die Welt (When I Dance, the Earth Trembles), Otto Lazić-Reuschel (Germania/Italia, 2020)
Berlino by night. Una rincorsa di una manciata di minuti sotto al ponte della metro di Kreuzberg, in cui vari personaggi della notte aprono una cerniera per un tuffo coi secondi contati all’interno di esistenze sollevate, animate, angosciate dalla dimensione notturna di un ecosistema cittadino che è diventato simbolo di un certo modo di valorizzare le ore più buie della vita. Lontana da obblighi convenzionali e aspettative sociali, qui l’esistenza assume davvero quel valore di libertà di cui siamo assetat3? Forse sì.
Apocalypse After, Bertrand Mandico (Francia, 2018)
In un resort abbandonato sul mare in cui il tempo sembra essersi fermato in un eterno crepuscolo al neon, si stanno per concludere le riprese di un film fantasy sulla fine di un’era, mentre le due cineaste principali, l’attrice protagonista Apocalypse e la regista Joy, stanno tirando le somme della loro relazione d’amore. Ma i raggi del sole non arrivano mai a portare la violenta e dolente lucidità del risveglio, la dolceamara presa di coscienza delle regole e dei doveri, delle responsabilità e delle decisioni che i ritmi della società diurna ci impone e che la dinamica della notte ci illude di poter dimenticare. E così, insieme alle protagoniste, rimaniamo in sospeso in questo loop di mise-en-abyme cinematografiche ed esistenziali, intrise di romanticismo dark, desideri erotici traboccanti e paure grottesche. Un lurido sogno lucido, un reame surreale, selvaggio e alternativo, inamovibile nella sua negazione di ogni struttura logica e razionale: vale tutto, purché sia edonistico.
Purtroppo abbiamo recuperato il trailer solo su Facebook Watch: è qui.
🔥 2. NOTTE COME DESIDERIO
Ciò che si vuole, ma non si può ammettere di desiderare. Il piacere che non si può provare alla luce del giorno.
Il portiere di notte, Liliana Cavani (Italia, 1974)
In quel momento storico in cui ci si stupiva ancora nel leggere una firma femminile alla regia di un film, una donna in Italia dava una delle cornici più cupamente conturbanti alle ore notturne, raccontando nei dettagli la relazione sadomasochista tra Lucia, un’ebrea sopravvissuta al campo di concentramento, e Max, il suo aguzzino che ora lavora sotto mentite spoglie come portiere di notte a Vienna. Il loro legame morboso trascende uno degli eventi storici che più hanno segnato la memoria collettiva, sancendo l’esistenza di un’oscurità tanto forte da nascondere un desiderio desiderio in grado di rompere le dighe.
Dustin, Naïla Guiguet (Francia, 2020)
In un magazzino abbandonato, una folla balla all’unisono al ritmo di musica techno da 145 BPM. Tra loro c’è Dustin, giovane ragazzo trans, e i suoi amici Félix, Raya e Juan. Gradualmente, l’isteria collettiva si trasforma in una dolce malinconia e l’euforia in un desiderio di tenerezza. Il cortometraggio attraversa con dolcezza i momenti alterati di una notte lisergica nella collettività del club, dove i ritmi endorfinici della clubnachte dettano stati emotivi agrodolci e confusionari, fino a un mattino che sottrae la magia e lascia coi propri fantasmi.
Potete vedere il trailer qui.
🌹 3. NOTTE COME INTIMITÀ
E come esplorazione di sé. Per ritrovarsi e capire chi siamo.
Ritorno a Seoul, Davy Chou (Cambogia/Francia, 2022)
Caos tragicomico, paradossi della costruzione identitaria e liminalità spaziale sono i sentieri attraverso cui si addentra il film argenteo di Chou, che scivola con godardiana sinuosità nelle propulsive scene da clubbing in cui la protagonista ricerca una comfort zone che forse non ha mai avuto. In quello che sembra uno scherzo cinefilo referenziale, il cinema di Ozu, Hong Sang-soo e Kechiche si incontrano in un clash estetico che solleva e rilancia in ogni immagine la questione identitaria centrale del film e che corrisponde all’identità altrettanto frammentata, irrisolta eppure coesa della protagonista, ragazza adottata in Francia e ora tornata in Corea alla ricerca dei suoi genitori adottivi. Nero, giallo e verde costituiscono la palette di questo universo specifico, in cui le tinte al neon guidano l’esplorazione di quello che Freddie ha eletto come ambiente in cui esplorare le proprie vulnerabilità e sentirsi a casa: la vita notturna sotterranea di Seoul, che noi esploriamo insieme a lei, forse per la prima volta senza filtri.
ps: potete ancora trovarlo al cinema!
Post Tenebras Lux, Carlos Reygadas (Messico/Francia/Paesi Bassi/Germania, 2012)
Juan e la sua famiglia vivono una condizione di vita appartata nelle disperse campagne del Messico. Una dimensione lontana dal bombardamento di stimoli della città in cui regna una profonda intimità reciproca dentro a uno spazio fisico e temporale dominato da una dimensione crepuscolare espressa da una blue hour (la cupa cromia tipica del crepuscolo) costante che disegna paesaggi desertici e lunari. Lì, fenomeni atmosferici mastodontici e immagini sfocate avvicinano e sovrappongono ciò che è reale a ciò che è onirico, per poi cancellare il binarismo fra quello che è ultraterreno e terreno. Il gradiente è l’inevitabile espressione emotiva che trasuda questo agrodolce e liminale stato di quiete.
⌛ 4. NOTTI SENZA FINE
Notti dai tempi infiniti, che oltrepassano il limite imposto dall’alba. Basta nascondersi dal sole, abbassare le tende, accendere la musica ed è di nuovo notte.
Trinkets and Dark Thoughts, Alexis Langlois (Francia, 2016)
Il cinema ha trattato molto e in maniera eterogenea la notte nei club, ma solo di rado ha rappresentato quello che succede dopo, quando arrivano le prime luci dell’alba e poi la mattina, a cui si accompagna la solennità della fine, della morte, dello schiaffo in faccia del reale. E invece che ritrovarsi con quella sensazione mista di spaesamento, disagio e un principio di down con ancora qualche strascico di euforia mentre si torna a casa su un mezzo pubblico, si decide di andare avanti. Protrarre la serata, e quindi la notte, artificiosamente, in qualche luogo, in qualche modo. In questo caso è un grande appartamento libero, che viene invaso da drag queen sfatte, vecchiette depravate, clochard ubriachi e vergini intimidite, in un tripudio queer di individualità alla ricerca della leggendaria notte senza fine. Unitevi a loro.
Potete vedere il trailer qui.
🎇 5. NOTTE COME FINE DI TUTTE LE COSE
La notte come luogo che presagisce la fine, come luogo in cui si capisce che sta scomparendo anche ciò che vive di giorno.
It Is Night in America, Ana Vaz (Italia/Francia, 2022)
Girato in 16 mm e permeato da un’atmosfera lugubre a tinte noir - accentuata dalla scelta di utilizzare una pellicola scaduta, il film della regista brasiliana dissemina una disturbante sensazione di spaesamento nel mostrare la segreta notte underground di Brasília. Ma non si parla di nightlife urbana né di clubbing: la notte, qui, è quella della fauna locale, di quelle esistenze che vivono ai margini del paesaggio urbano e dei ritmi circadiani antropomorfizzati. Attraverso un mix di eco-horror e documentario, Ana Vaz getta così uno sguardo sensuale, compassionevole e onirico sulle specie selvatiche a rischio di estinzione, sulla sofferenza delle domesticazioni animali forzate e sulla (possibile?) coabitazione tra essere umano e fauna. La vita segreta degli animali esotici, a rischio di estinzione, viene catturata vividamente sulla pellicola scaduta da 16 mm, un altro bene in esaurimento.
🌀 6. NOTTE COME CAOS, NOTTE COME SOGNO
Questi due disci raccontano un altro aspetto della notte ovvero la notte come caos, come opposta all’ordine: notti di eccessi, notti fuorilegge, notti criminali, notti oniriche, rarefatte, al limite tra realtà e finzione.
La notte brava, Mauro Bolognini, musica di Piero Piccioni (1959)
Paura e delirio a Caracalla before it was cool. Una delle poche pellicole scritte ma non girate da Pasolini raccontano con lo spietato reality check tipico del neorealismo di quegli anni una notte spesa fra soldi (pochi), sesso e mattate lontane dagli occhi vigili del perbenismo dell’Italia post-guerra. La musica di Piccioni affianca il rapido susseguirsi della notte creando un’atmosfera classy e danzereccia che rimanda ad una sorta di rituale di accoppiamento vecchia scuola guardato dalla prospettiva di un’osservazione partecipante.
Potete ascoltare la colonna sonora su Spotify
I Lost All My Data, Notte Infinita (2021)
I suoni della notte aprono spazi interpretativi e sentimenti immensi. Notte Infinita - moniker di Giovanni Bonelli - esplora narrative emotive attraverso gesti e texture sonore prendendo ispirazione dagli spazi e dai sogni e manipolando artefatti digitali con le emozioni. Nei suoi suoni si delinea in maniera cupa e ritmata una dimensione buia che esalta il sogno ma mantiene una sorta di ancoraggio alla realtà, con ritmi post-dubstep scuri e immersivi.
Questa lista ovviamente non è esaustiva quindi se volete consigliarci altri film o dischi che raccontano la notte, potete commentare questo numero oppure scriverci a ciao@secchiate.org. Per consigli, collaborazioni, correzioni, feedback di ogni ordine e grado potete scriverci alla stessa mail oppure su Instagram.
Aggiungo alla vostra stupendissima lista anche Enter the Void di Gaspar Noé https://mubi.com/it/it/films/enter-the-void