#8 SECCHIATE SUL COCORICÒ
Parliamo di piramidi, Enrico Ghezzi, ultra fashion, scatole cinesi, dark room, il principe Maurice, Dsquared, edonismo.
Siamo negli anni ‘90, la riviera romagnola è la prima party destination a livello europeo, la zona di Rimini e Riccione brulica di discoteche di ogni tipo, dalle robe più alternative a quelle commerciali. È proprio qui che nel 1989 nasce il Cocoricò “non come una discoteca ma come un tempio”, come riporta il loro sito. Quindi non un semplice luogo di divertimento, ma un vero e proprio luogo di culto che ha lasciato ricordi indelebili in chi lo ha frequentato.
Questo numero è dedicato alla lore del Cocco, che abbiamo ricostruito (in parte) grazie alle testimonianze di chi l’ha vissuto nel suo periodo d’oro. Nel corpo del testo troverete i ricordi (accuratamente sbobinati da audio di Whatsapp) di Lorenzo LSP, forever dj dagli anni ‘90 e per un periodo guest mensile del Titilla, Andrea Caprara, fashion buyer e lavoratore instancabile nei privé del Cocco e Maxim DeLuxe - resident dj del Bikini Bar, Strix e Ciao Sex al Cocoricò.
ps: se foste interessat* a saperne di più, il 4 agosto presentiamo il documentario Cocoricò Tapes di Francesco Tavella all’Imbarchino di Torino. Ci vediamo lì!
🇫🇷 Di punto in bianco spunta la piramide del Cocoricò, tributo al Louvre di Parigi.
Partiamo dalla basi. Il Cocoricò sorge sulla collina di Riccione ed è enorme, oggi si compone di diverse sale, La Piramide ovvero la sala principale caratterizzata da una tettoia piramidale di vetro, la T-Room, la Titilla e Ciao Sex, dedicata a un pubblico gay.
Un mega-club camaleontico, capace di cambiare forma ogni sei mesi e nascondere le cose più impensabili. Una specie di scatola cinese, imprevedibile, dove le ‘situazioni’ erano infinite. Perfino il logo è diventato iconico e identitario, ispirato ai dischi di Yoko Ono, veniva diffuso attraverso immagini subliminali mandate in onda durante Blob di RAI 3 dall’amico Enrico Ghezzi.
Consacrato quasi per sbaglio dai monaci buddhisti per l’apertura di una stagione estiva a tema Mystic Rhythm, il Cocoricò sembra aprirsi in un mondo parallelo:
La Piramide era la pista principale, “una saga di Star Wars, sempre capace di sbalordire e lasciarti a bocca aperta” mentre il Titilla, “quasi un Gattopardo di Visconti per l'allure e l'essere impeccabile dei suoi frequentatori”, e poi i molteplici privè, “scenari alla B-movies di John Waters e Andy Warhol fino al trash dei primi Almodovar”
Andrea
Mentre nella piramide imperversava la techno, al Titilla potevi ascoltare la stessa house d’avanguardia, dei club scuri e fumosi di Londra e New York:
“Lì suonavo con Claudio di Rocco, Federica Babydoll e soprattutto il presidente del Titilla, Ralf. Il Titilla era uno spazio molto edonista, con un nutrito pubblico di crossdresser o drag queen - come le chiameremmo oggi - spesso anche molto concettuali e molto curate”
Lorenzo
La moda era una delle presenze immancabili di ogni serata:
“C’erano gli ultra fashion, chi della moda ne faceva proprio una questione di vita, chi già ci lavorava tra buyer, giovani stilisti di abbigliamento e di calzature, chi seguiva in modo maniacale i trend dettati dalle sfilate, chi improvvisava con una semplice macchina da cucire e riusciva comunque sempre a sbalordire. Si potevano trovare tanti personaggi della moda anche già famosi: Jean-Paul Gaultier che ammise proprio di attingere idee dal Cocco per le sue spettacolari collezioni, Marc Jacobs, Carol Christian Poell, abbiamo visto nascere il fenomeno Dsquared che da drag queen ora guidano un imponente fashion brand internazionale.”
Andrea
Molti volti della moda li trovavi tra i meandri dei privè del Cocco, che hanno forse contribuito più della piramide a creare quella sorta di mistero libidico e trasgressivo. Tra questi il Morphine, l’essenza rapsodica del Cocco:
“All’inizio al Morphine c’era una tenda tipo tuareg, poi è diventato una baita di montagna tutta in legno con il prato finto inglese e poi un anno dopo è stato un labirinto bianco e nero, e infine è diventato tutto rosso, completamente rosso”. Maxim Deluxe
Al Morphine gravitavano i personaggi della cultura “alta” come Battiato, prendevano poi forma i primi privé queer d’Italia, il Ciao Sex e il Bikini Bar, che si alternavano a seconda delle stagioni.
🍆 Il Ciao Sex nasce in una specie di sgabuzzino per le scope.
“Luce rossa, nel mezzo un cubo con una suonata che ballava e poi quando si chiudeva la porta facevamo i comodi nostri. Poi abbiamo fatto un po’ di macelli e si sono lamentati.”
Maxim Deluxe
Alchè nel bagno delle donne è nato lo Strix (dal varietà RAI anni ‘70), lì c'erano solo donne, quelli che lavoravano al Cocco e gli amici. Tutto il bagno era stato pitturato in stile camicie di Versace degli anni ‘90 molto colorato, sui vetri c’era scritto Donatella. Poi un inverno è arrivato il Ciao Sex che d’estate si trasformava in Bikini Bar.
“Il nome Ciao Sex nasce da un viaggio a Budapest, dove andai con il direttore artistico e dove tutte le sex workers per chiamarci urlavano Ciao Sex! C'era solo una luce strobo e manifesti porno sulle pareti, che intravedi soltanto. La gente entrava e si trovava tipo una passerella dove facevano anche delle sfilate e poi si chiudeva la porta e succedeva quel che succedeva… col fatto che erano tutti un po’ alterati, erano pronti a fare tutto. Ma proprio tutto, tutto.”
Maxime Deluxe
Insomma il Ciao Sex era una specie di dark room dove si faceva tutto e non si vedeva quasi niente. Il primo Bikini Bar è stato invece quello del ‘96 ed era tipo un mercato arabeggiante. Nell’arco di 20-30 metri c’erano bancarelle di frutta, postazioni da parrucchieri, una sala massaggi, era tutto un delirio.
In questi privé nascevano anche nuove drag queen, che iniziavano facendo performance e magari finivano poi a fare musica e produrre dischi. Da ricordare ad esempio c’è Valeria Vix, con la sua hit Viciosa.
“Quando penso al Cocoricò di quegli anni, penso a Nacha, una delle prime trans vocalist, tra l'altro originaria di Chivasso vicino a Torino, sempre super alla moda, abbastanza spregiudicata con un taglio molto pop e ironico, il suo motto evergreen: “dove non arriva la natura arriviamo noi con la chimica!”
Lorenzo
E poi ci sono le apparizioni di Grace Jones, Ru Paul e Leigh Bowery e la figura leggendaria del Principe Maurice che con le sue sessioni di ascolto operava una sorta di riduzione del danno ante-litteram. Le performance di teatro d’avanguardia, le teche con persone che sembravano morte, lezioni di astronomia e massaggi olistici.
Nell’era pre-internet il Cocoricò “riusciva a rimpicciolire il mondo in un unico locale” dove tutta l’Italia notturna si ritrovava e per un weekend o una stagione si fondevano arte, teatro, musica e fashion.
È stato lo zeitgeist di un nuovo desiderio di vivere la notte, uno spazio dove potevano convivere tamarri, drag queen, spiritualismo, personaggi dello spettacolo, avant-garde, dove le divisioni tra cultura alta e bassa, tra mainstream e underground andavano completamente a farsi fottere, perdendosi nel labirintico Morphine o in dark room con strobo e manifesti porno.
La piramide del Cocco è stata uno Stargate, un gigantesco rito di iniziazione per entrare nell’era del clubbing postmoderno, un luogo che per circa dieci anni ha attratto e centrifugato le energie libidiche degli italiani e non solo. E quindi welcome to Cocoricò, femmine dominatrici, poeti, gay maschi e lesbiche, transessuali, travestiti, feticisti, masochisti, drogati, se non appartenete a queste categorie, vi prego non frequentate (Cocorico Tapes, min 4:09)
🔗 LINKSSS
Una ricerca visiva sulle discoteche con diversi contributi sul Cocco
Un libro sulla riviera quando era la party destination n°1
La pubblicazione del collettivo Amphibia sul primissimo Cocco
Il film “Cocoricò Tapes” e l’evento di presentazione dove ci saranno i nostri Riccardo Ramello ed Enrico Petrilli. Partecipate numeros*!
Un video dove vediamo il nostro intervistato Maxime Deluxe che suona allo Strix e Mara Venier che balla
La strepitosa colonna sonora di Cocoricò Tapes uscita su Never Sleep di Gabber Eleganza 👇
E infine, qualche retroscena su monaci, Yoko Ono e altre chicche del Cocco
Per consigli, collaborazioni, correzioni, feedback di ogni ordine e grado potete scriverci a ciao.secchiate@gmail.com oppure contattarci su Instagram
l'epoca del clubbing subliminale