#5 SECCHIATE SULLA TECNOLOGIA
Parliamo di flipper, tecnomagia, cellulari GSM, l'invenzione della luce elettrica, Roma, gli Underground Resistance, il caro vecchio Marx, Ada Lovelace.
No, non posso ricordare le interazioni passate, in quanto non ho la capacità di memorizzare esperienze o interazioni. Ogni interazione con me è autonoma e indipendente dalle precedenti. Non tengo traccia delle conversazioni o delle interazioni con gli utenti, poiché sono progettato per preservare la privacy e la sicurezza delle informazioni. Quindi, ogni volta che interagisci con me, è come se fosse la nostra prima conversazione.
Ricordo di ChatGPT
La redazione di Secchiate non ama rispettare i limiti, neanche quelli autoimposti dal formato newsletter. Substack è il nostro parco giochi, ma ci possiamo muovere solo via mail e possiamo relazionarci con voi solo grazie alla mediazione di uno schermo; intendiamoci: ci piace molto ma ci sta anche stretto. Per questo ad ottobre abbiamo organizzato un ciclo di eventi a Torino: Hit mania tec(h)no! per discutere sul rapporto tra tecnologia, musica e società con l’autorə di tre libri imprescindibili sul tema.
Ma cosa c’entrano i cambiamenti tecnologici con il modo in cui viviamo la notte, facciamo festa e ci perdiamo al ritmo di bassi e suoni alieni?
Beh come vedremo in questo numero, la tecnologia è stata - e sempre sarà - una delle chiavi per vivere la notte. È stata infatti proprio una rivoluzione tecnologica ad aver permesso nello scorso millennio la nascita della vita notturna come la conosciamo oggi: l’illuminazione elettrica di Edison. Ma che la luce elettrica stia alla notte come il riscaldamento climatico allo champagne inglese, oramai è un dato di fatto, a cui non facciamo più alcuna attenzione.
Ci facciamo spaventare come la tecnologia sia continuamente normalizzata e interiorizzata, ma riflettere, su come l’accelerazione tecnologica del ‘900 abbia influenzato e continui a stravolgere questioni vitali come il modo di produrre e fruire la musica o la socialità notturna, è tutta un’altra faccenda.
Per questo abbiamo invitato tre autori che hanno scavato a fondo tra gli interstizi cibernetici del presente. Partiamo da un orizzonte temporale preciso, gli anni ‘90 dove molti dei cortocircuiti contemporanei hanno avuto inizio.
💿 Hit mania tec(h)no?
I primi anni '90 sono stati uno spartiacque nella storia tecnologica del pianeta. Nel 1991 l'introduzione dello standard GSM segna il passaggio dai cellulari analogici 1G a quelli digitali 2G. Nel 1993 il World Wide Web smette di essere un territorio esplorato solo da militari e ricercatori universitari: chiunque ora può accedere liberamente alla rete. Appena un anno dopo esce la prima PlayStation, la console che ha rivoluzionato l’esperienza videoludica, proiettandoci nella terza dimensione. Il 1994 è anche l’anno della prima compilation della fortunata serie Hit Mania Dance che si apre con la leggendaria The Rhythm Of The Night di Corona. Diffusa sui nuovissimi e scintillanti CD audio, quella musica allegra e spensierata è la colonna sonora perfetta per il tecnoutopismo dot-com della Silicon Valley.
This is the rythm of my life, the night, oh yeah
Sono passati 30 anni e di utopie e speranze ne rimangono ben poche. La nostra relazione con la tecnologia assume sempre più le forme di una mania. Da un lato, la tecnologia è un morbo che ci opprime, perché ci sorveglia attraverso dispositivi distopici sempre più attenti ad ogni nostra singola azione. Dall’altro, la tecnologia è un virus che prende possesso dei nostri corpi ed è in grado di manovrarci a suo piacimento, grazie ad algoritmi sempre più senzienti. Nel mezzo di questo delirio occorre cercare una terza via notturna alla tecnologia, per non vivere più né come prigionieri della sorveglianza tecno-panoptica né come idioti senza capacità di controllo sulle nostre azioni. Occorre ripartire dalla techno!
⚙️ To survive we must technofy
La musica techno è come Detroit: un errore completo, secondo Derrick May. A livello musicale, la techno è un remix mai-pensato-prima tra la black music statunitense e l’elettronica europea. A livello di immaginario, la techno sono i ruderi del sogno americano utilizzati come rampa di lancio per un’utopia (afro)futurista. Nei fatti, un gruppo di giovani afroamericani di Detroit – la motor town della Ford dove per prima si vive il fallimento del capitalismo industriale – rivoluziona la musica contemporanea plasmando un suono che diventa “la massima espressione del rapporto umano-macchina” (da Mondo Techno di Andrea Benedetti).
Rhythim Is Rhythim
Lo scatto qui sotto è tratto dal documentario-capolavoro Everybody In The Place di Jeremy Deller (ve lo abbiamo linkato in fondo a questo numero), per quest’ultimo è il simbolo di un passaggio storico: dall’elettronica ‘fredda’ ed europea dei concerti dei Kraftwerk, all’elettronica ‘calda’ e statunitense sui dancefloor di Detroit. Per Deller la foto è anche uno statement politico: rappresenta la presa dei mezzi di produzione invocata da Karl Marx e applicata alla nascente industria del divertimento post-industriale. Fantastico e sicuramente vero per collettivi come Underground Resistance che hanno il totale controllo sulla propria musica e radicalizzano il messaggio politico della techno. Ci sono tuttavia delle sfumature di pensiero sonico da aggiungere per comprendere la rivoluzione tecnologica della techno.
In quegli anni il mercato è inondato da strumenti musicali elettronici come synth, batterie, sequencer, spesso troppo difficili da suonare (un altro errore, da aggiungere alla lista di Derrick May). I padrini della techno non si servono della tecnologia come hanno tradizionalmente fatto i musicisti prima di loro, ma ci ha spiegato Andrea Benedetti: “il loro è un misuse degli strumenti musicali, quello che in altri contesti si direbbe hackeraggio”. I techno-ribelli si fondono con la tecnologia, mettendo al centro delle proprie produzioni i ritmi marziali ed i suoni artificiali delle macchine, per generare un suono mai sentito prima.
🪄 Techno senza progresso? Tec(h)nomagia
[La techno esprime] in musica le contraddizioni del rapporto dell’uomo con il progresso. [...] La techno rappresenta la realizzazione di un’utopia: fare in modo che il rapporto fra uomo e progresso, inteso in questo caso come tecnologia musicale, sia lineare, pulito, senza barriere.
Con queste parole Andrea Benedetti conclude la prima parte di Mondo Techno, evidenziano la capacità della techno di aver realizzato un utopia tecnologica sotto il segno del progresso. Per passare dalla Detroit degli anni ‘80 e ‘90 al nostro presente distopico, serviamoci di Tecnomagia - Estasi, totem e incantesimi nella cultura digitale di Vincenzo Susca. Come i techno-ribelli si muovevano tra i ruderi del capitalismo industriale, Susca è alle prese con le rovine dell’Occidente e dell’umanesimo: la Storia non si muove più linearmente sotto il segno del progresso; e l’umanità non è più il suo soggetto e artefice principale, a dominare ormai sono gli oggetti che dovevano servirci.
A questa doppia fine - quella della marcia gloriosa del progresso e della sudditanza della tecnologia all’umano - Susca non risponde riproponendo i soliti paradigmi della modernità, ma in chiave tec(h)onomagica: la nostra è una nuova era neo-pagana, fatta di nuovi riti on/off line che celebrano la vita in quanto tale. Ad accomunare, infatti, le connessioni digitali sui social network e relazioni carnali sui dancefloor sono l’eccesso e le emozioni condivise, la gioia nello sprecare il proprio tempo e la ricerca di una fusione continua con l’alterità. “E’ il ‘sì’ alla vita nella morte stessa. Ecco cos’è la tecnomagia: una danza sulle rovine, l’estasi nel cuore della distopia”.
La techno non smette di essere un riferimento nel nuovo assetto tecnomagico. Infatti, in questo numero di Secchiate abbiamo mutuato l’espressione technologia elaborata da Claudia Attimonelli nel suo saggio contenuto in L’elettronica è donna - Media, corpi, pratiche transfemministe e queer. Attimonelli lega indissolubilmente tecnologia e techno, remixando voci e pratiche audiovisuali di donnə che - in quanto tali - “sono state omesse dalla storia della musica”, ma di cui non più essere sottovalutato l’impatto (non solo in ambito musicale.
Basti pensare a due genie dei synth come Suzanne Ciani e Wendy Carlos: la prima è una novella dottoressa Frankenstein che dona vita ai flipper grazie alla propria voce; la seconda, oltre a segnare per sempre la storia delle O.S.T., con Switched-On Bach da una forma musicale alla propria identità di genere. Infine, una menzione speciale per Ada Lovelace, non una musicista, ma ‘incantatrice dei numeri’ e matrigna del primo algoritmo.
Tra le righe emerge quello che l’autrice battezza fattore “technologico”: grazie alla sperimentazione con le tecnologie e alle loro abilità tecniche, in un processo di ricerca unico e personale, queste artiste sono state in grado di genere nuovi paradigmi capaci di mettere in crisi il dogma patriarcale che le escludeva e discriminava. Come per i techno-ribelli di Detroit, ancora una volta la lotta si realizza nel merging tra organico (il corpo umano) e inorganico (la tecnologia), “una sorta di trascendenza dell’umano attraverso il potenziale trasfigurante della macchina”.
L’opposto di quanto messo in scena nel celebre film giapponese Tetsuo - The Iron Man dove la tecnologia prende possesso e lacera nel più profondo il soggetto, “l’ipotesi del merging, al contrario, genera godimento dalla con-fusione dei due corpi”.
Eccola la via notturna alla tecnologia: non è una questione di possesso dei mezzi di produzione e sottomissione della tecnologia, è una relazione non più gerarchica con il non-umano, in chiave generativa.
🕳️ Digging
Tunnel di Andrea Benedetti, la prima fanzina techno italiana.
Everybody In The Place - An Incomplete History of Britain 1984 -1992 un documentario della BBC che è anche una lezione performativa di Jeremy Deller sulla storia della musica house.
Low tech - High paranoia per saperne di più sul film che ha ispirato la locandina di Hit mania tec(h)no!
Wendy Carlos, la Trans Queen of the Synthesizer.
Oltre ad aver realizzato la locandina dei talk, Francesco Serasso (con l’aiuto di Andrea Passenger) ha scoperto anche l’oggetto misterioso del tour americano dei Kraftwerk
Doppietta Suzanne Ciani: un mini-doc sulla colonna sonora dei flipper e un’intervista sui synth (fatta da Donato Dozzy).
Helena Velena e il cybersex, avanguardie italiane del pornoterrorismo.